sabato 7 aprile 2012

A un vincitore nel pallone (parafrasi) - G. Leopardi

A parte la bellezza di alcuni passaggi del testo originale, mi sembra che valga la pena di leggere oggi questo magnifico testo del 1821 in un linguaggio più semplificato. E' per questo che non trovando una parafrasi in rete mi sono io stesso accinto all'opera.

A UN VINCITORE NEL PALLONE

Giovane di nobile animo, insegna quanto la virtù che costa fatica sia migliore dell'ozio femmineo, quanto riempia di gloria il viso e renda gioconda la voce. Fai attenzione! concentrati, generoso campione (e ti auguro che il valore sottragga il tuo nome alla rapida fuga degli anni), fai attenzione e suscita alti desideri nei cuore. Lo stadio pieno di voci e il favore popolare pronunciano il tuo nome con un fremito. Oggi la cara patria ti spinge, nel rigoglio della giovinezza, a rinnovare gli "antichi esempi".
Colui che guardò con animo insensibile i nudi atleti, il campo di Olimpia e le difficoltà della palestra, non sporcò nemmeno la sua mano del sangue barbarico nella battaglia di Maratona, nè mai desiderò  la corona della vittoria. Invece quel tale che lavò i capelli impolverati e i fianchi delle cavalle vincitrici nel fiume Alfeo (quello che scorre nei pressi di Olimpia) forse portò le insegne e le armi greche tra le schiere dei Persiani in fuga; quelle armi che fecero risuonare di grida sconsolate le acque dell'Eufrate e quelle terre di schiavi soggiogati ad un despota.

Giudicherai forse inutile colui che le nascoste scintille della nativa virtù scuote e rianima? Colui che rende vivo nei cuori induriti il fervore del debole spirito vitale, destinato a spegnersi? Da quando Apollo spinge le triste ruote del sole, sono forse qualcosa più che un gioco le opere degli uomini? E la realtà non è meno vana della vergogna? La natura stessa ci aiuta con lieti inganni e felici illusioni: e là dove malate abitudini ostacolanoi "forti errori", gli uomini lasciano le passioni gloriose per una squallida e oscura vita.

Verrà forse presto il giorno in cui greggi pascoleranno in mezzo alle rovine delle grandi opere italiche, il tempo in cui i sette colli di Roma saranno solo terra da arare; forse tra pochi anni le città europee saranno solo tane per volpi e fra le poderose mura mormorerà al vento una scura foresta; se il destino non rimuoverà dalle menti ormai pervertite la sciagurata dimenticanza delle memorie antiche, se il cielo, impietosito dal ricordo delle imprese di un tempo, non allontanerà dalla vile umanità la rovina ormai prossima.

Buon giovane, non ti auguro di sopravvivere alle rovine della tua terra. Un dono luminoso saresti stato per la sua vegetazione, ora inaridita. Non c'è rimedio alla nostra colpa. La stagione ormai è passata e oggi la nosta madre terra non riceve alcun onore. Dunque almeno per te stesso solleva lo sguardo all'orizzonte: a che serve la nostra vita? Solo a disprezzare la vita stessa. Felicè è la vita soltanto quando, travolta dal pericolo, dimentica se stessa e non misura il danno delle putride e lente ore; felice solo quando spinge il piede sulla soglia dell'oblio: allora ci pare più gradita.