venerdì 23 dicembre 2016

IL PRINCIPE di Machiavelli - riscritto in italiano corrente (con qualche ellisse) - DEDICA e capitoli 1-2



DEDICA
Nicolò Machiavelli al Magnifico Lorenzo de’ medici

Spesso coloro che vogliono ingraziarsi un Principe gli portano in dono le cose che hanno più care o che ritengono più facciano a lui piacere: cavalli, armi, tessuti d’oro, pietre preziose ed altri ornamenti.
Poiché desidero io stesso offrire qualcosa alla vostra Magnificenza, non ho trovato tra le mie suppellettili cosa più cara quanto la cognizione delli uomini grandi, che ho imparato grazie a una lunga esperienza delle cose moderne et una continua lezione delle cose antique. Avendo racchiuso, dopo un diligente e lungo studio, queste mie cognizioni in un piccolo volume, ora ve lo invio. E sebbene giudico indegna questa mia opera della vostra Magnificienza, spero che la vostra umanità la accetti, considerando che dono più grande io non posso fare che di darvi modo di intendere in brevissimo tempo quello che in tanti anni, disagi e pericoli trascorsi, io ho imparato.
Non ho portato alcun ornamento alla mia opere, né ho usato parole ampollose o adulatorie come molti hanno l’abitudine di fare, perché ho voluto che solamente la varietà della materia e la gravità del subietto la renda gradita a voi.
Non reputatemi presuntuoso se da uomo di basso e infimo stato, quale sono, ho avuto il coraggio di spiegare e fornire regole al governo dei principi. Infatti come i geografi nel disegnare monti e luoghi alti si pongono in basso e nel disegnare luoghi bassi si mettono sui monti, così a conoscere bene la natura de’ populi, bisogna essere principe, et a conoscere bene quella de’ principi, bisogna essere populare.
Accetti dunque, Vostra magnificenza, questo piccolo dono e se ben lo leggerà vi scorgerà dentro il mio desiderio che Lei pervenga a quella grandezza e fortuna che le sue qualità meritano. E se la Vostra Magnificenza qualche volta poserà gli occhi in questi luoghi bassi, si renderà conto di quanto io indegnamente sopporti una grande e continua malignità di fortuna.

CAP. 1 – Di quante ragioni sieno i principati, e in che modo si acquistino

Tutti gli stati, tutti i governi che hanno comandato e comandano delle comunità, sono stati e sono o repubbliche o principati. I principati sono ereditari o nuovi. I nuovi o lo sono completamente, come è successo con Francesco Sforza a Milano, o si tratta di membri acquisiti allo stato ereditario del principe, come nel caso del regno di Napoli acquisito dal re di Spagna. Questi domini così acquisiti sono soliti vivere o sottomessi a un principe o liberi; e vengono conquistati, o con armi d’altri o con le proprie, o per fortuna o per virtù.


CAP. 2 – De’ principati ereditari

Non mi occuperò delle repubbliche, perché già a lungo me ne occupai in un altro libro. Mi concentrerò solo sul principato e argomenterò sul come questi principati si possino governare e mantenere.
Affermo intanto che negli stati ereditari e abituati ad un principe è più facile conservare il potere che nei nuovi principati; poiché nei primi stati è sufficiente seguire l’ordinamento dato dagli antenati e temporeggiare con gli accidenti; in questo modo se il principe è di normali capacità, conserverà sempre il suo stato, a meno che non si scontri con una potenza estraordinaria et eccessiva. Ma anche in questo caso facilmente riconquisterà il suo principato.

In Italia, ad esempio, il duca di Ferrara ha ceduto agli assalti dei veneziani nell’84 e poi a quelli del Papa nel 10, ma non per la ragione che era principe da molto tempo. Infatti il principe naturale ha meno motivi e meno necessità di offendere e pertanto solitamente è più amato. E se estraordinari vizii non lo rendono odioso, è ragionevole che sia benvoluto dai sudditi: in un tale principato ogni novità appare come naturale, gli urti non sono mai troppo violenti.